domenica 16 dicembre 2012

Tizelle.

[Post in ritardo, causa arbitrario sciopero della connessione.]

La mia dea interiore è tre giorni che balla la samba, ininterrottamente. 
Ha due stelline al posto delle pupille che brillano radiose e si crogiola  in questa apparente soddisfazione. E' proprio contenta lei, sì, perchè per la prima volta ho preso in mano le redini della situazione.

Ho fatto un respiro profondo, ho digitato velocemente 16 parole, ho selezionato il suo nome e ho premuto il tasto invio.
Ho ripreso a respirare e a far fluire ossigeno nei polmoni, mettendo via ancora più velocemente il telefono. Giusto in tempo, prima che me ne pentissi.
"E sempre il giorno sbagliato per parlare con la gente. O forse è sbagliata la cosa in sè" Ho pensato.
"Non sarai mai dell'umore giusto per questo, quindi tanto vale farlo oggi!" Mi ha suggerito la mia cara e "premurosa" dea.

L'attesa? Snervante, ovviamente.
Ho aspettato. La mia mente si è affollata come una fermata della metro la sera e sembrava di essere al circo o ad un incontro di pugilato, dipende dai punti di vista.
Niente è più efficace del fare contro il pensare.
Con finto interesse mi sono tenuta affaccendata nelle mie solite faccende.
Ti dì.
" oh merda". Tendo a diventare scurrile quando sento il panico che si insinua dentro me silenziosamente, come un gatto.

2. Due ore dopo lo guardavo seduto con le gambe incrociate davanti a me, con la sua solita tranquillità, chiedendomi se fosse possibile che da lui si trasmettesse a me, senza che noi, poveri mortali, ce ne accorgessimo. Il panico era sempre all'erta, lo sentivo solleticarmi alla base del collo, ma ero stranamente sicura , "oddio" sicura. Sicura del motivo per cui ero lì e mi sono chiesta, inspirando, come faccia ad avere sempre questo buon profumo. Di bucato appena fatto, anche dopo tutto questo tempo.

Mi sono persa. Sì, mi sono decisamente persa tra le sue parole. Sfiorata appena dal freddo, non avevo bisogno di concentrarmi per ricordarmi di non smettere di respirare e di non dire frasi sconclusionate, fino a che mi sono accorta di aver perso la sensibilità delle dita dei piedi e in parte anche di quelle delle mani.
E con ancora più stupore mi sono detta che non mi importava. Ero lì. E c'era anche lui.
Non avrei scambiato quel momento neanche con tutte le coperte del mondo.

< E' stata una bella serata>
è a questo punto che lei, la mia dea, ha iniziato a ballare la samba con le stelline agli occhi. 
E io non ho potuto che sorridere.

Ora però basta, diamine, sta diventando snervante!
Non ne vuole proprio sapere di smetterla.

Nessun commento:

Posta un commento