sabato 26 febbraio 2011

Rain and happyness.


Un misto di sabbia e di felicità. Qui, con il vento che mi colpisce di lato, di fronte alle onde che si infrangono rabbiose sul bagnasciuga dissolvendosi in schiuma sento la sabbia bagnata tra le dita dei piedi, che si insinua nei miei pensieri. Lontano, le nuvole cupe occupano interamente il cielo e c’è una barriera di buio che non lascia spazio all’orizzonte. Una cascata di gocce, piccole e impertinenti mi bagnano, mi inzuppano, mi percorrono e io le lascio fare, apro le braccia, come se volessi accoglierle e una scarica che parte dal basso, poi su per la schiena e infine fuori dalle braccia. Sorrido. Sorrido e percepisco la sensazione di essermi appena liberata. Libera e bagnata.

domenica 20 febbraio 2011

Lenzuola.


Il getto d’acqua fredda la colpisce in piena faccia, quando con uno scatto finalmente riesce ad aprirlo, tutta questa acqua fredda che si abbatte sul suo corpo le dona sollievo, apre gli occhi, guarda al centro del doccino da dove partono gli spruzzi e lascia che l’acqua le scorra addosso seguendo le curve del suo corpo. Quel getto le serve anche per svegliarsi un attimo, non si è appena alzata, ma si sente indolenzita, pigra. Esce dalla doccia, si avvolge in un asciugamano; così percorre il corridoio e raggiunge la sua stanza, lui è ancora là. Lo trova disteso tra le lenzuola che ricamano il suo corpo nudo e lo rendono quasi visibile, le ondate di calore che poco prima erano cessate, ora riprendono, la percorrono, e nonostante la doccia fredda, inizia a sentire di nuovo caldo. Tremendamente. Il solo vederlo lì, sul suo letto, che quasi sonnecchia, la fa eccitare e lui se ne sta immobile, esausto. Lei gli si siede affianco, lo fissa; come colta da un flash le immagini di poco prima le si presentano in mente, i loro corpi incastrati come un puzzle, avvinghiati l’uno all’altra quasi per paura di perdere quell’attimo di puro piacere, si sfregano, si annusano, si baciano, si toccano, si amano.
Quelle immagini portano ancora altre vampate di calore, si tocca il corpo, le braccia, i seni, il ventre, le cosce, e quel tocco punge, la punge.
Un brivido sale su dalla schiena e la pervade. Lui apre gli occhi, la guarda da dietro, poi si alza e va via, lasciandola lì a crogiolarsi tra le lenzuola come se volesse catturare quel fugace ricordo, ma è troppo lenta e lui non c’è più. Sola. 

domenica 13 febbraio 2011

Stop it baby.


Forse dovrei smettere di parlare agli oggetti come fossero persone, come se potessero rispondermi. Dovrei smettere di dire al microonde la mattina di riscaldarmi il latte ancora un po’ perché qui fa sempre più freddo, dovrei smetterla di dire alle molliche di non cadere perché so che dopo non mi va di raccoglierle, dovrei smetterla di dire al divano quanto sia scomodo perché tanto il mal di schiena mi viene comunque! Dovrei smetterla di dire al tempo di aspettare, perché tanto lui corre lo stesso, dovrei, dovrei.. ma io continuo a parlare loro aspettando che un giorno, magari, uno di loro mi dica di smetterla!

sabato 12 febbraio 2011

Attimi di infinito.


Seduta per terra. Con le spalle alla finestra e la testa poggiata al vetro riscaldato dal sole tenue di questo pomeriggio di metà febbraio. Seduta con la sensazione che da un momento all’altro il mondo ti debba cadere addosso e tu te ne stai lì ad aspettare che ciò accada, inerme. Vista così la cucina non sembra neanche tanto male, ti sorprendi nell’ammirare come la possa rendere quasi affascinante, dalle mille sfumature la luce che proviene dalle tue spalle, qualcosa di divino. Avvolta da questa atmosfera, ti senti svuotata di tutto, anche della rabbia, della noia e delle domande. Non ha senso farsene adesso, sei qui, seduta, con le gambe abbandonate sul pavimento, le mani che tastano il calore del legno e lo stesso calore che ti riscalda la schiena, guardi la tua ombra proiettata sui mobili e non pensi a niente, a niente se non al perché tutto questo debba finire e sai che accadrà, da un momento all’altro. Tutto finirà e la vita riprenderà il suo corso e la rabbia tornerà dentro te. Ma in te ci sarà anche qualcos’altro, la nostalgia.

domenica 6 febbraio 2011

Dove muoiono le lacrime.


Avrei voluto essere più forte. Avrei voluto non cedere ancora, ma ero là. Da sola. Ero là ferma. Impassibile di fronte alle mie debolezze. Seduta sul dondolo in terrazza con gli occhi persi nei raggi del sole che scompariva dietro l’orizzonte. Ecco lo. Avrei dovuto essere più sincera di fronte a me stessa. Avrei dovuto essere più decisa di fronte a lui.
<<  Seguimi..>> mi esorta con una mano.
<< Avvicinati..>> mi chiama con lo sguardo.
Ecco ci. Siamo qui. Non sono più sola. Sono solo qua.
<< Amami!>> gli sussurro lasciando che una lacrima raggiunga le mie labbra per morire nelle sue.