domenica 16 dicembre 2012

It’s in all the things and other things that make you who you are.

[Post in ritardo 2, la connessione non ne vuole proprio sapere!]

Silenzio tutt'intorno.
Provo a sollevare le palpebre per lasciar passare un po' di luce, non so che ore siano. Possono essere le 9, come può già essere mezzogiorno e nel profondo spero sia proprio così. Pesanti, le lascio ricadere e torna il buio confortante.
Provo a muovermi per svegliare dolcemente il mio corpo e lo trovo intorpidito e riluttante a lsciar andare il calore nel quale sono avvolta.
Fuori da là sotto dove sono fa freddo, lo percepisco dalla punta del naso che sonda l'aria circostante.
Mi volto su di un fianco per non affaticare il cuore che pigro pompa ossigeno nelle vene, lo sento il battito, lento, cadenzato. Mi ci concentro.

Urla.
Parole indistinte a cui cerco, con uno sforzo enorme, di dare un senso compiuto. Ne capto solo alcune. Disconnesse, quasi strozzate.
Urla.
Le mie orecchie si rifiutano di ascoltare.
Tutt'intorno il silenzio e lei
Urla.
Tutti tacciono ancora assopiti dal sonno e lei
Urla.
Qualcuno lentamente si lascia sottrarre alla dolcezza di un sogno e lei
urla.
Stringo gli occhi, mi porto le ginocchia al petto e istintivamente il battito accellera. Mi sofrzo ancora di capire, provo ad abbattere il muro che il mio inconscio ha appena innalzato tra me e il mondo esterno.
Altre parole. No. Non sono solo parole, c'è anche qualcosa di più familiare.
Il mio nome.

Mi raggomitolo ancora di più e affando la testa nel piumone che morbido mi accoglie nel suo abbraccio.
Sono al sicuro qui. Al caldo.
Rumori di stoviglie. Passi frettolosi. Oggetti che vengono spostati freneticamente e ancora il mio nome.
Un movimento vicino. Troppo.
Lascio la presa delle ginocchia e mi metto in ascolto.
Tutto il mio corpo impercettibilmente si protende, teso.
Ancora urla.
Urla e il mio nome qua e là, tra una frase e l'altra. So che se rimango zitta è peggio, ma il mio cervello è ancora appannato dal sonno al quale sono stata appena sottratta e non capisce.
Emetto un paio di mugolii che mi rimbombano in gola e nel naso, in risposta alle sue urla. Gli occhi sempre chiusi, la testa fa appena capolino. Sento altri passi. Un rumore secco, deciso. La porta si chiude, sbatte.Poi il silenzio, di nuovo.

Pace.

Finalmente è domenica mattina.              

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