lunedì 26 dicembre 2011

Up all night.

Taci. Ti prego taci. 
Smetti di parlare, di buttar fuori notizie, dettagli, aneddoti sulla tua vita di cui io non so nulla e, ti supplico, lasciami nella totale ignoranza.
Non penso sia una richiesta eclatante o impossibile; guarda, ti mostro io come si fa. Segui il mio esempio, unisci le labbra, serra i denti e tieni ferma la lingua. Vedi? E' semplice. Non ci vuole molto ad imparare. E' rilassante per te e per le mie orecchie stressate da tutte le tue inutili e vuote parole. Scommetto che anche tu adesso stai meglio. 
Invece di parlare sempre perchè non provi ogni tanto ad ascoltare? Perchè, invece di sovrastare e mettere a tacere, con la valanga di sillabe che pronunci, il tuo senso di disagio non provi ad ascoltare ciò che ha da dirti?
Magari potresti anche capire che alla fine non è così malvagio, ci potresti persino andar d'accordo se solo tu la smettessi di muoverti e di gesticolare freneticamente come un automa impazzito!
Te lo chiedo ancora una volta, per favore, taci.

venerdì 23 dicembre 2011

Lay me down to rest.

" Non si tratta di appartenenza, non si tratta mai di questo. 
Puoi dire complicità, condivisione, risa, sguardi, parole, fiducia, sincerità, affetto, ma non appartenenza. Nessuno spetta a nessuno, mai. Sarebbe brutto appartenere e non avere la possibilità di essere, con ciascuno, in maniera differente. Quindi non lasciare che sentimenti senza senso ti rovinino..e rovinino tante cose. 
Fidarsi non è un errore, è una dimostrazione di coraggio. Voler bene è una dimostrazione di coraggio. E se ti confidi con qualcuno, non stai togliendo parole destinate a qualcun altro. Sono tue e basta, non apparterranno a nessuno. E quando arriverà la persona giusta saprà raccoglierle dalla tua bocca e aiutarti a portare ogni peso, ogni paura.
Non appartenenza, ma condivisione e sostegno."

martedì 20 dicembre 2011

What if?

Non starmi così vicino. Mi togli il respiro. Non ho più la percezione del battito del mio cuore, ma il tuo, quello lo sento bene, quasi come pulsasse sangue nelle mie vene. Non vi è altro rumore. Non un suono, solo il tuo cuore che batte vigoroso e accellera. Accellera a dismisura e io fatico a stare al suo passo. In affanno come lamine affilate quel po' d'aria che riesco a rubarti raschia le pareti dei miei polmoni. Allontanati, ti prego. Lascia che io possa riprendere il controllo del mio corpo. Va via. 
Freddo, nonostante le tue mani esplodano di calore. Ghiaccio tra le dita e sul mio collo. 
So già che non reggerei la portata dei tuoi occhi traboccanti di felicità.
[Instabile. Ti lascerei strapparmi il cuore e trafiggerlo lentamente. Non farebbe poi così male. cit.]

domenica 18 dicembre 2011

I found myself in Happiness.

In un momento di smarrimento ho chiuso gli occhi per non dover sopportare ancora la luce e ho cercato di ricomporre il mio animo sfatto. Ti ho visto. Quasi fossi reale. Eri lì, ed eri proprio tu con quel tuo sorriso timido appena accennato sulle labbra, e le fossette sulle guance. Gli occhi semichiusi che mi scrutavano nella penombra. 
Non vedevo me, ma sapevo di esserci. Ero contenta, sollevata che la tua sola presenza potesse alleviare così tanto facilmente quello che io invece portavo dentro me come un fardello, il cui unico scopo era quello di ostacolarmi.
Ero al sicuro. Sotto le coperte. Per un attimo anche io ho sorriso ed ho avuto paura di farti del male perchè io stessa ero fonte di male, di quello stesso male che non mi lasciava la possibilità di respirare senza affanno.
Ho creduto davvero che potesse essere reale.
[Dovevo decisamente essere frebbricitante.]

venerdì 16 dicembre 2011

Would you lay with me and just forget the world?

Camminava. Camminava lentamente con passo cadenzato senza prestare attenzione agli altri passati, anche loro concentrati sulle proprie vite. Camminava e il suo cappotto rosso le si apriva ad ogni folata di vento. 
Svoltò a destra sapendo esattamente dove la stavano conducendo i suoi stivaletti marroni. Si fermò a guardare l'insegna luminosa di cui non si leggevano più tutte le lettere. Riabbassò lo sguardo e spinse la porta a vetro. La investì subito il calore dell'interno e l'odore di caffè bruciato, forse il nuovo cameriere non aveva ancora capito come si usava quella macchinetta. Sorrise al ricordo del suo essere così impacciato. Si sedette a quel tavolo, il solito, nell'angolo tra il muro e la vetrina, le piaceva non esser vista, ma poter guardare la gente affaccendata che passava sul marciapiede. Caffè, latte, due biscotti al cioccolato e due cucchiaini di zucchero. Calma. Silenzio interrotto solo da un mormorio sommesso di sottofondo. L'abitudine la faceva sentire come a casa, non aveva bisogno di preoccuparsi, non doveva temere nulla, poichè nulla che non fosse solito ed usuale sarebbe venuto a disturbarla in questo suo momento di monotona quotidianità. Spostò dietro l'orecchio una ciocca di capelli che le era venuta davanti al viso mentre sorseggiava il suo caffè e poi si lasciò cullare dal tepore proveniente da dietro la sue spalle. Si stava così bene lì che pensò di rimanere ancora. Qualsiasi cosa pur di posticipare il ritorno alla frenesia disordinata dei suoi pensieri che ora finalmente tacevano. Sapeva bene che bastava varcare quella soglia, mettere un solo piede fuori e tutto sarebbe ricominciato più confuso di prima. Sarebbe tornato il vento autunnale ad aprirle il cappotto facendola rabbrividire e sarebbero tornati ad urlare e stridere tutti quei pensieri nella sua testa. Troppi e troppo ingrovigliati per poter trovare la pazienza adatta a rimetterli al loro posto.
Quindi rimaneva là, seduta, con il naso nella sua tazza fumante, ferma nel suo piccolo pezzo di tranquillità.

mercoledì 14 dicembre 2011

You can break everything I am.

[ Ci sei dentro e per quanto possa esser scomodo non hai alternative.]
Il tocco incerto di quel dito sulle tue labbra che leggero ne disegna il contorno, quasi avesse paura di strapparne la pelle secca. Il pulsare del sangue nelle vene che riecheggia nei tuoi arti quasi fossero stanze buie e vuote e l'incapacità di reggere quello sgaurdo.
Avresti voluto poter fuggire. Semplice. Alzarti e andare via, ma non c'era alcuna via di fuga. Non potevi anche stavolta semplicemente tergiversare e cavartela con poco. Alzare i tacchi e andartene lasciando tutto così come era, senza badare troppo alle condizioni nelle quali lasci le cose dietro te. Stavolta non potevi chiudere nessuna porta. Non potevi abbassare lo sguardo. Non potevi fare nulla che avesse potuto in qualche modo essere il tuo riparo sicuro, caldo, accogliente.
Eppure nulla si è mosso. Statue immobili, come immersi in una realtà che nulla ha a che fare con il reale; è stato come trovarsi e dirsi addio nello stesso istante.

domenica 11 dicembre 2011

Tender lips.

Vorresti poter distogliere lo sguardo da così tanta bellezza. Mi inonda gli occhi ed iniziano a bruciare. Dovresti anche solo provare ad abbassare lo sguardo e riprendere fiato, per cercare di ritornare a respirare regolarmente. Eppure non ce la fai. Rimani immobile. Persa. Forse tutto questo non è reale? Forse se ti sposti un po' di lato smetterai di trafiggere il vetro con i tuoi occhi bramosi di confondersi tra l'arancio, il rosa e l'azzurro.
Un rumore alle tue spalle cattura per un attimo la tua attenzione, poi smette e ritorna il silenzio di prima ed anche tu ritorni ad immergerti completamente in questo tramonto che non sembra voler finire mai. 
Nell'angolo, sul davanzale, riesci appena a vedere con la coda dell'occhio un piccolo alberello colorato in verde e rosso, addobbo di natale che tanto stride con la luminosità proveniente da fuori che investe la stanza, te, e tutto ciò che c'è.

giovedì 8 dicembre 2011

You're my kryptonite.

Devi lasciar andare. E' tutto qui. Stavolta non si tratta degli altri, ma solo di te.
Lasciati andare. Annullati. Deve rimanere di te solo corpo inerme. Sciogli quel groviglio di schemi che ti tiene saldo alla realtà, ti conosce alla perfezione, sa già quale sarà la tua prossima azione, sa già come dovrai reagire.
Credevi non ci fosse scampo e invece ecco qui, ti viene data la possibilità di divenire un soffio, leggero, delicato.
Sballottolato qua e là da mani incerte, ma capaci, che vuoi o non vuoi, sono la tua unica sicurezza. In alto, lì ti porteranno se solo tu lascerai che per una volta sia qualcun' altro a decidere la tua strada.
Reclina il capo. Guarda il mondo al contrario e riuscirai a scorgere sorrisi che mai avevi visto, nascosti tra due labbra sottili, proprio lì, nell'angolo più remoto. E sono lì, per te.
Lasciati andare. ( il resto è altro).