venerdì 17 dicembre 2010

Partire


È arrivato il momento, so bene che è difficile lasciare tutto quello che hai qui, dove ti sei sempre sentita a casa, e partire, prendere il necessario e lasciarsi tutto alle spalle. Tutti questi visi familiari, le loro voci, i loro modi di fare, da domani tutto questo sarà solo un flebile ricordo che porterò con me ovunque questo viaggio mi porterà. Ormai dovrei esserci abituata, non è la prima volta che si chiude un capitolo e se ne apre un altro, ma stavolta credo che sia diverso, decisamente diverso, stavolta quello che mi aspetta non è proprio dietro l’angolo, non potrò voltarmi e tornare al punto di partenza, no, non potrò farlo.
Un ultimo sguardo alle pareti della mia stanza, prendo il bagaglio a mano che è accanto a me sul letto e che sembra incoraggiarmi ad andare, a non indugiare oltre, mi alzo dal letto riluttante, sono tutti all’ingresso, aspettano solo me. Un’occhiata fugace a quegli occhi che ora sono tutta la mia forza, il motivo per cui lasciare qui una parte di me, la bambina con le treccine e la ragazza magrolina dai tipici lineamenti del sud cresciuta tra superstizioni e detti, per andare in contro alla donna che diventerò, lontana dalla sua patria, ma con accanto l’amore della sua vita.
Mia madre mi si avvicina, sono quasi più fuori che dentro, ma lei mi blocca per un braccio, mi fissa intensamente negli occhi, capisco chiaramente che sta per piangere, i suoi di occhi sono fin troppo lucidi, reduci da una resistenza forzata.
<< riguardati, spero che la vostra nuova casa sia accogliente >>
la guardo come se ad un tratto i ruoli fossero invertiti, io devo sostenere lei.
<< siamo già andati a guardarla, è bella, piccola ma in due ci si sta bene >>
<< fossi in voi inizierei a cercarne una un po’ più grande, magari per tre o quattro >>
la guardo perplessa, non capisco cosa le possa far credere una cosa del genere, lei nota il mio essere accigliata e mi spiega abbozzando un sorriso di scuse.
<< vi ho sentiti ieri sera, e la notte prima e ancora quella prima..>>
<< mamma lo sai che non è educato origliare?? >>
la interrompo sbigottita.
<< infatti non stavo origliando, le pareti qui sono molto sottili..e comunque ti vedo cambiata..>>
<< mamma tutti quanti noi cambiamo..è colpa del tempo che passa >>
annuisce consapevole di saperla lunga. La bacio sulla fronte aspirando il suo odore, l’odore di casa, chiudo gli occhi per non rovinare quel momento. Gli riapro, nulla è cambiato.
<< ci sentiamo presto >>
le sussurro.
<< buon viaggio >>
mi augura. Dopo di che mi volto in direzione della porta e con un grande sospiro che lascia trapelare troppo dolore valico l’ingresso e mi lascio tutto dietro. Tutto quanto.
Lui mi cinge le spalle con un  braccio e io abbandono la mia testa nell’incavo del suo collo

Nessun commento:

Posta un commento